Do Ut Des

Perché il “Ti Do un Like, Ma Mi Devi un Favorone” è un Classico

Stai scorrendo Instagram quando vedi la notifica: “Ciao! Adoro il tuo profilo 😍 Potresti condividere il mio ultimo post? In cambio, ti taggo!”. Oppure: il collega che ti offre un caffè e subito dopo chiede “Ah, a proposito, mi copri il turno?”.

Benvenuti nel mondo degli scambi sociali, dove Do ut des (“Do affinché tu dia”) non è solo una massima latina, ma il DNA nascosto di ogni transazione umana, dagli accordi politici alle truffe piramidali di compleanno. Scopriamo perché, da Cicerone alle DM su LinkedIn, il baratto è più vivo che mai.

L’espressione “Do ut des” nasce nel diritto romano come formula contrattuale: un accordo bilaterale dove una parte dà qualcosa (do) in cambio di un corrispettivo (ut des).

  • Contesto storico: Usato in contratti verbali e scritti, dal commercio di grano ai patti religiosi (es. “offro un sacrificio agli dei in cambio di un raccolto abbondante”).
  • Significato nascosto: Non era un semplice “ti do una moneta, mi dai un pollo”, ma un principio di reciprocità vincolante. Se non mantenevi la promessa, potevi finire in tribunale (o peggio, nella lista nera del foro).

Ironia della sorte, oggi lo usiamo per giustificare tutto: dal “Ti invito alla festa, ma mi devi un regalo” al “Condividi il mio reel o ti unfollowo”.

Perché nel 2024 il “Do Ut Des” è Più Attuale che Mai

Se i romani avessero avuto i social network, avrebbero inventato il sistema dei follower come valuta. Ecco come abbiamo evoluto (o involuto) il concetto:

  1. L’Economia dei Like
    Ogni like, commento o repost è una transazione: “Ti seguo, ma devi seguirmi back”. Il “do ut des” digitale è talmente radicato che persino i bot hanno capito il gioco.
  2. Il Dramma dei Regali di Natale
    Quella zia che ti regala calzini brutti e poi si aspetta una busta con €50? Puro do ut des. I romani almeno scrivevano accordi su pietra; noi abbiamo solo bigliettini passivo-aggressivi.
  3. La Trappola del “Networking”
    “Ti presento un contatto, ma mi devi un favore”: il mantra di ogni evento di business, dove gli abbracci sono contratti e i biglietti da visita sono cambiali.

Do Ut Des vs. Amicizia Disinteressata: La Battaglia più Antica del Mondo

Mentre i romani usavano il principio per regolare commerci e alleanze, oggi lo applichiamo anche dove non dovremmo:

  • Relazioni: “Ti ho scritto io l’ultima volta, ora tocca a te”.
  • Lavoro: “Ti aiuto col progetto, ma vuoi mettermi in copia?”.
  • Famiglia: “Ti ho ospitato a Capodanno, ora babysitter i miei figli”.

Il problema? Confondiamo la reciprocità sana con il calcolo ossessivo. I romani almeno avevano avvocati per far rispettare i patti; noi abbiamo solo l’opzione “Ricorda questa chat”.

Come Usare “Do Ut Des” Senza Sembrare un Mercante del Tempio

Se volete applicare la filosofia senza passare per Machiavelli:

  • Versione Leggera: Quando offrite un favore, dite “Nessun do ut des… ma se vuoi offrirmi un caffè, non dico no” 😉.
  • Versione Lavoro: In calce alle email, scrivete “Do ut des: se servisse una mano, sono qui (ma non abusarne)”.
  • Versione Tinder: Nel profilo, aggiungete “Cerco chi capisca che il do ut des non si applica ai cuori”.

Do Ut Des, ovvero Come Sopravvivere agli Scambi Senza Perdere gli Amici

Il vero insegnamento di questa locuzione non è “calcola tutto”, ma “riconosci che ogni relazione ha un equilibrio”. La prossima volta che:

  1. Offrite un aiuto, fatelo senza aspettarvi un monumento.
  2. Ricevete un favore, ricordatevi di dire grazie (senza che ve lo chiedano).
  3. Vedete un influencer che baratta like, ridete e pensate: “Caro Cicerone, hai visto cosa hanno fatto al tuo diritto?”.